Nelle opere di Valeriano Lessio si coglie subito, in quegli incroci di colori accesi distribuiti con una sorta
di gestualità rituale e potenti come le pulsioni del genio dionisiaco, la perfetta mimesi del presupposto
dell’astrattismo.
Benché la storia abbia sancito il valore di questa forma di pittura, ancor oggi molti si chiedono quale significato possa avere e soprattutto quali siano gli impulsi che spingono un artista a effettuare un cambiamento così radicale tanto da indurlo ad abbandonare la sicurezza della creazione figurativa per avventurarsi nell’universo sconosciuto, complesso e a volte rischioso dell’astrattismo.
Ebbene, Valeriano Lessio, così come molti altri pittori coraggiosi, stanco dei modelli tradizionali che d’un tratto gli sono parsi sterili e per i quali non provava più attrazione, un bel giorno ha rivoluzionato il suo modo di dipingere, scegliendo di trasferire il suo talento in un mondo totalmente avulso dalla concretezza formale che ormai non nutriva più le sue aspirazioni e così ha dato vita a un suo proprio linguaggio, fatto di segni e colore, per edificare una nuova simbologia alla quale trasferire i concetti, le cose, le idee.
Tutto ciò ha spalancato agli occhi della sua mente orizzonti di una vastità insospettabile e non solo dal punto di vista della pura inventiva, ma anche e soprattutto per la conquista di una libertà espressiva fuori dalle regole che apre al processo formativo di una nuova coscienza del sentire e dell’esternare.
E da quel momento l’astrattismo di Lessio seguirà un percorso che forse non è più definibile di sola astrazione, ma di esclusiva e pura invenzione. L’artista, come qualsiasi altra persona, vive la stessa realtà di tutti, riceve le medesime sollecitazioni ma le interpreta con la sua personale sensibilità e, aspetto questo che lo rende
diverso dagli altri, le sa tradurre in forma. Il gesto creativo, sostanziandosi nell’opera, diviene dunque traccia esistenziale; l’opera creata diviene testimonianza dell’interazione tra realtà, sensibilità, creatività che può essere comune a tutti, ma che solo l’artista, proprio perché tale, sa esprimere e oggettivare.