Amos Loffreda nasce a Chioggia nel 1962, città dove lavora ed ha uno studio d ‘arte. Il suo bagaglio artistico si è accresciuto grazie alla frequentazione e agli insegnamenti di docenti dell’accademia delle belle arti di Venezia. Ha esposto in numerose collettive ed allestito diverse mostre personali, partecipato a numerosi concorsi di pittura nazionali con diversi riconoscimenti. In questi ultimi anni, oltre allo studio della figura umana, ha preso ispirazione dalla cultura giapponese dei pittori del periodo Edo, mettendola come punto di partenza filo conduttore delle sue ultime opere.
C’è un ritmo interno che attrae all’istante, una vibrazione continua che espande la luce, travolge il colore, libera le geometrie rendendole morbide, quasi elastiche, capaci di non cristallizzare il moto interno del quadro. Un battito sottile freme nei dipinti dedicati agli elementi naturali, scivola vitale nel dragone “astratto” o si libera nell’aria come nel nodoso ramo di pesco. La pittura di Amos Loffreda si definisce nell’immediato, proponendo una situazione ed il suo continuo divenire. Può essere una suggestione nata a contatto con la natura oppure una estesa planimetria che riprende la stratificazione geologica. E’ comunque un evento unico che muta aspetto, un continuum il cui ritmo interno trasfigura la struttura di fondo. Lo stile di questo sensibile pittore offre quindi una corrente vitale fatta di energia, ondulata, sinuosa, sensuale, che evoca il senso di una realtà dinamica, quella fenomenica che nasce dalla visione del vero e quella interiore che investe il colore di un contenuto emotivo. Poi d’incanto la gestualità si placa. Si apre uno spazio più riflessivo, meditato su un disegno ben strutturato che riporta in superficie la passione di Amos per le culture orientali. Bidimensionalità, campiture a cloisonnè, arabeschi di ascendenza decò. Un percorso culturale di grande suggestione, l’emozione nata dalla visione delle stampe giapponesi, talvolta ispirate al personaggio di Miyamoto Musashi, il militare e scrittore vissuto nel XVII secolo o viste con le prospettive lineari di Hokusai. Amos Loffreda percorre le due forme di espressione, l’una gestuale e l’altra figurativa, con la stessa intensità perché rafforzano insieme l’esperienza creativa. Tra pulsione psichica e rigore, tra materia e segno, l’occhio dell’osservatore coglie nell’arte di Amos le pagine di un diario “pittorico” sempre nuovo.